Un venerdì qualunque a Gerusalamme

È un venerdì come tanti qui a Gerusalemme. Dalla mia finestra al secondo piano dove risiedo, ho una straordinaria veduta. Sotto la finestra, la Via Dolorosa sempre brulicante di gente che va e viene. Siamo proprio ad una delle 7 entrate della città: la Porta dei Leoni. Bambini, giovani che schiamazzano, venditori che strillano e portano la loro merce a vendere, turisti di ogni genere, studenti che camminano velocemente per raggiungere le loro scuole. Frati francescani e monaci greco ortodossi che si dirigono di volata ai loro santuari. Vestiti orientali e occidentali. Cappelli colorati di ogni genere e stile. Tanti soldati, tanta sicurezza.

Davanti a me, al di là della strada, i grandi alberi della Spianata e i suoi graziosi giardini; uno dei grandi minareti che richiamano, 5 volte al giorno, tutti alla preghiera con grandi megafoni; l’immensa Cupola della Roccia della Moschea di Omar (in arabo Qubbet as-Sackhra) con i suoi 80 kg d’oro che sono stati applicati alla sua sommità che si erge imponente al centro della spianata. La cupola racchiude una delle roccie famose di Gerusalemme: dove Abramo voleva immolare Isacco. Dovunque tu la guardi da lontano svetta con la sua bellezza e brillantezza. A qualsiasi ora della giornata sprizza bagliori delicati e raggi d’oro. L’azzurro-blu delle sue mura maiolicate e decorate con scritte arabe dal Corano le dà un senso di finezza orientale. Questa città di Gerusalemme, proprio per la presenza della Cupola della Roccia, è la terza città più importante per l’Islam. Dopo La Mecca e Medina. Molti pellegrini musulmani vengono in visita qui.

I muezzin “mi tengono compagnia”, dalla mattina presto a sera inoltrata. Tutti i giorni e ogni tre ore dal minareto che è a 50 mt dalla casa, inizia la consueta chiamata alla preghiera dei fedeli musulmani. Volume, inutile dirlo, sempe al massimo! Senza contare poi le decine di altre moschee che esistono in questa parte della città che lanciano anche loro quasi simultaneamente il richiamo alla preghiera.

E oggi è venerdì. Qui siamo proprio nel quartiere musulmano e nella Gerusalemme Est dove vivono la maggior parte degli arabi-islamici della città.
Venerdì! Giorno di festa e di memoria. Tanta gente per la preghiera del primo pomeriggio si riversa per le strade della città vecchia. Vengono anche da fuori Gerusalemme. Grandi o piccoli, giovani o anziani, donne o bambini si vestono a festa per venire alla preghiera del venerdì. E sono davvero tanti. Migliaia e migliaia di persone ogni venerdì si buttano per le strade della vecchia città e come una grande fiumana umana entrano dalle varie porte della Spianata che immettono nei giardini delle moschee per raggiungere l’Acsa dovepregheranno insieme condotti da un imam.

Qui siamo proprio nel cuore di Gerusalemme e della sua storia millenaria. Oggi però è il 15 maggio, giorno del Nakba. Per i Palestinesi è il ricordo della “Catastrofe” cioè il giorno in cui, nel lontano Maggio 1948, iniziarono le uccisioni di centinaia di persone, espropiazioni di case e terreni e furono distrutti più di 500 villaggi palestinesi. Da quel giorno in poi vi sono milioni di rifugiati in tante parti dei paesi limitrofi e nel loro stesso paese. Continua l’oppressione e l’occupazione ormai da 61 anni. Anche perché questa agonia è l’agonia anche del popolo ebreo. Senza Pace, senza sicurezza e senza un vero futuro. E la gente si continua a chiedere fino a quando? Fino a quando Signore?

Nella tarda serata del giovedì, all’imbrunire, già si sentono i petardi che i ragazzi e i giovani piace sparare per celebrare la festa dell’Islam. E’ uno strano modo di far festa! E così anche il venerdì sera in un continuo rispondersi da una contrada all’altra. Durante la guerra di Gaza c’era un silenzio tombale. Non c’era nessun petardo serale. Proprio a ricordarci che quei giochi di petardi erano ora bombe vere che scoppiavano in mezzo ai propri fratelli e sorelle qualche chilometro più in là e creando grande dolore, morte e silenzio dovunque.

Quando la festa del venerdì stava per iniziare, i minareti della città e di tutta la Palestina hanno pregato un lungo lamento. La voce del muezzin era triste. Non come il solito grido di convocazione quotidiano. Un momento di comunione e solidarietà nazionale in ricordo delle vittime. E anche di chi ancora continua a soffrire i dolori di divisioni, perdite e di un futuro sempre più incerto.

Mi sono sentito parte di questa preghiera dolorosa e triste. D’altronde mi capita sempre più spesso. No, no preoccupatevi non sto perdendo la fede! Ma mentre il muezzin comincia la sua chiamata alla preghiera sin dalle prime ore del mattino, per un attimo mi metto anch’io in sintonia di preghiera. Mi aiuta a pregare e sentirmi in comunione anche con questi nostri fratelli e sorelle. Così come al sabato, con i nostri fratelli e sorelle maggiori dell’Ebraismo nelle loro sinagoghe. Per capire meglio cosa il muezzin canta e prega nel suo vociare al microfono ho cercato il testo che pronuncia durante le sue chiamate generali. Lo voglio offrire anche a te per comprendere come i nostri fratelli musulmani si preparano alla lora preghiera:

DIO è il più grande (4 v.)
Testimonio fedelmente che non esiste dio (ilah) se non Dio (Allah) (2 v.)
Testimonio fermamente che Maometto è l’Inviato di Dio (2 v.)
Venite alla preghiera (2 v.)
Venite alla salvezza (2 v.)
La preghiera è migliore del sonno (2 v. ma solo alla mattina)
Dio è il più grande (2 v.)
Non esiste dio, se non Dio!


Il libro sacro dell’Islam, il Corano, si apre con una preghiera che è la più solenne per il musulmano e viene recitata come invocazione augurale e benedizione:

“Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso. Lode a Dio, Signore del mondo, il Clemente, il Misericordioso, il Sovrano del giorno del giudizio.
Ti adoriamo, ti invochiamo in soccorso.
Guidaci sul retto sentiero, sul sentiero di coloro a cui tu hai elargito la tua grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira né di coloro che sono fuorviati”.

Gerusalemme, la città Santa. Una città strana, una città misteriosa, piena di contraddizioni e divisioni. Ma molto affascinante. Papa Paolo VI ha avuto una grande intuizione quando definì questa città come “mistero e sacramento del Signore. Città dai destini misteriosi che tutti vorrebbero conquistare e non ci si accorge che è invece Gerusalemme che ci seduce tutti”.

D’altronde Gerusalemme è l’unica città dove i fedeli dei tre monoteismi possono rivolgersi “insieme” all’unico Dio. Un proverbio musulmano dice che chi vuole vedere un angolo di paradiso deve volgersi a Gerusalemme. Per i musulmani il paradiso è il regno della pace. Gerusalemme viene chiamata nell’Islam: Al Quds – la Città Santa. Maometto si rivolgeva così alla città: “Gerusalemme, terra eletta da Dio e patria dei suoi servi, è dalle tue mura che il mondo è diventato mondo. O Gerusalemme, la rugiada che cade su di te guarisce ogni male, perché essa discende dai giardini del paradiso”.

Gerusalemme è centrale per Israele, centrale per la Chiesa Universale e per la casa dell’Islam perché si erge all’incrocio in cui l’Asia incontra l’Africa e si volge all’Occidente. Davvero Gerusalemme, città universale!

Gerusalemme, Gerusalemme!! Cuore della Terra Santa. Storia di una terra di benedizione e di pace che possa presto divenire per i suoi abitanti e per l’umanità fonte di benedizione e di pace vera. Perché qui si gioca il futuro del mondo!

Ogni venerdì pomeriggio, qualche metro più in là nella nostra Via Dolorosa, vicino alla fu fortezza Antonia e alle chiese della Flagellazione e Condanna inizia come di consueto la Via Crucis. La nostra via è l’inizio del tratto di strada percorso da Gesù dal Pretorio al Calvario. Le scene che ebbero luogo lungo il tragitto, narrate dai Vangeli e altre create dalla pietà popolare, sono fissate in 14 stazioni nelle stradine (suk) della città vecchia. Anche questo si mischia e si unisce all’intreccio di preghiera, cultura e lingue diverse di questa città.

Ah, il venerdì è terminato! Ormai è sera inoltrata. Si sentono ancora gli ultimi petardi dei ragazzi che trascinano la festa …..! Ma siamo già alle porte della festa dello Shabbat, il sabato religioso degli ebrei! E poi sabato sera, con i vespri e lo scampanio delle campane della città vecchia, inizierà anche Domenica, la festa dei cristiani!
Una città sempre in festa……

P. Daniele Moschetti
Missionario Comboniano