Ecco Gesù!".
La voce mi arrivò priva del suono umano, il tono né alto né basso, modulato nel cuore come se all'improvviso i canali di un ascolto interiore e mistico, fossero stati sintonizzati da una regìa invisibile, sul filo di corde finissime e sensibilissime, dove in una vibrazione indimenticabile, fu compreso ed avvolto tutto il mio essere.
Padre Massimiliano emanava dall'altare la regalità di un ministero più sacro del solito, quasi ad esprimere un annuncio misterioso, con le sue mani protese verso i fedeli pronto a raccogliere in un calice umano l'Ostia, non più rievocazione di un martirio ma profezia di una nuova vita, forse la promessa del ritorno più atteso da tutta l'umanità stava per realizzarsi…
"Ecco Gesù!"….
E l'eco di quel momento si ingigantiva dentro di me, un sasso gettato nel lago della mia anima, i cui cerchi concentrici si allargavano in superficie, perfetti e partecipi di un evento custodito da duemila anni nel mistero divino, un evento pronto per la luce dello spirito e la gioia dei cuori.
I miei sensi erano stati completamente annientati.
Dovetti faticare a rieducare lo sguardo al movimento fisico, tanto era grande già un sentimento di nostalgia di quelle mani sacerdotali, sulle quali avevo percepito le sembianze umane di una creatura, avvolta nel tepore di una speranza infinita.
Il mio sguardo si volse istintivamente verso l' alto, obbediente ad un richiamo dolcissimo che illuminò il volto della Vergine, fuori dal tempo e dallo spazio, pur presente nella Cappellina e inebriata dal profumo dell'incenso che mi ricordava la realtà di cui divenivo partecipe per dono divino.
La statua posta a lato dell'altare, assumeva d'incanto la morbidezza di fattezze umane, e un colore roseo sul volto di Maria tradiva l'emozione d'una maternità che è già vita, annunciata e protetta nella sfera trasparente di lacrime, custodi del nuovo avvento, dono riservato agli occhi dello spirito nell'attesa della manifestazione.
Divenivo complice di un mistero….
Contrariamente a quanto avrei fatto, tacqui, compresi che di quanto avevo visto e vissuto nulla apparteneva a me, alla mia personale esperienza, ma tutto era stato permesso perché io ne divenissi custode, custode di un segreto che avrebbe potuto rivelarsi non ad uno, non a pochi, ma solo, mediante un atto eroico di testimonianza, a tutta l'umanità.
Partecipare alla celebrazione eucaristica di P. Massimiliano era divenuta per me una necessità irrinunciabile e non poter confidare nemmeno a lui quell'evento tanto straordinario mi pesava molto ma avevo compreso che il Signore si era servito della inconsapevolezza di un suo ministro poiché il messaggio, tutto ancora permeato di mistero, doveva giungere a me.
Le mie meditazioni divenivano sempre più profonde, non capivo, non riuscivo forse a comprendere perché proprio io, speravo e temevo allo stesso tempo di vivere altri momenti simili a quello che ormai aveva cambiato radicalmente la mia vita interiore.
Eppure da tanti anni il quotidiano dialogo con P. Gabriele mi collocava in una sfera fuori dell'umano.
Le mie giornate iniziavano con la trasmissione dal Cielo, per suo tramite, di quanto il Signore intendeva comunicare a me e a tutta l'umanità.
No, non era l'evento del tutto soprannaturale ad avermi sconvolto, io vivevo costantemente in una dimensione non terrena, ma ciò che avevo visto avrebbe cambiato la storia del mondo, il Signore si era annunciato a me in un ritorno umano, e la Vergine della Rivelazione mi aveva resa nutrice spirituale di un'attesa che doveva culminare nella realtà.
Dopo la morte di P. Gabriele non avevo mai cercato in verità un altro padre spirituale anche perché da quando ricevevo i suoi messaggi, mediante i doni soprannaturali, mi sentivo guidata e protetta costantemente, ma all'improvviso fu come se fosse giunto il momento in cui necessitavo anche di una guida terrena.
Da qualche mese avevo conosciuto Anna, una donna dolcissima e in continuo dialogo con Gesù.
A lei non avevo raccontato nulla ma durante una telefonata mi sentii dire:
"Lui ci vuole unite, sta per accadere l'e-vento più straordinario del mondo".
"Che vuoi dire?", le chiesi io, ma nel cuore già sentivo che tutto si riallacciava a quanto avevo vissuto in quell'"Ecco Gesù".
Fu allora che le chiesi di presentarmi il suo direttore spirituale.
Lo conobbi pochi giorni dopo nel corso di un incontro che si concluse con le parole del sacerdote rivolte a me: "Signora, non avrei il tempo di assumermi l'incarico della sua guida ma Dio ha voluto che in lei vedessi la presenza del soprannaturale e pertanto devo accettare di seguirla".
Naturalmente non avevo ancora raccontato nulla, né a lui, né ad Anna, anche se il nostro parlare quotidiano a tre mostrava la sintonia delle anime che conoscono tutto l'uno dell'altra.
Lo sapevo però che per svelare il mio segreto dovevo aspettare un "ordine" e forse il Signore stesso avrebbe manifestato la sua volontà mediante i suoi strumenti.
Mi sentivo diversa, ancora una volta diversa, giacché dal giorno in cui, dopo la morte di P. Gabriele, il mio cammino di vita mi aveva condotto oltre i confini dell'umano, a poco a poco guardavo alle cose del mondo come da un obiettivo mutevole nelle immagini, negli interessi, nei colori, secondo un discernimento difficile da ritrovare tra le consuetudini della vita quotidiana.
Sentivo crescere il mio spirito a dismisura, quasi a voler rompere la gabbia umana, tutto ciò che doveva adeguarsi alla logica, al comportamento diveniva di ora in ora una costrizione, un vincolo che imprigionava l'espressione totale della mia anima in qualcosa che, seppure percepivo nella intensità, non potevo delineare in nulla della vasta gamma dell'umano.
Spesso avvertivo l'insorgere delle lacrime, una commozione profonda causata da una presenza invisibile, ma luminosa; tutto intorno a me esprimeva vita ed io avvertivo un senso di pudore crescente quasi a non volere interrompere la sacralità di un mondo vergine che occhi del mio spirito vedevano avvicinarsi.
Eppure quanto appariva nelle circostanze quotidiane aveva sempre più il sapore amaro della sofferenza, del peccato, tutto sembrava infrangersi sotto i colpi di una scure implacabile, come se qualcuno avesse stabilito il tempo ultimo delle cose, e dalle crepe profonde di questo terremoto fuoriusciva la lava rovente di un male che nei secoli aveva divorato l'umanità.
Perchè allora tanta gioia nel mio cuore, perchè il respiro del mio risveglio mattutino disegnava nelle immagini incontaminate le armonie dei colori nuovi, non consumati dal travaglio dell'uomo?