Che cos'è la Sacra Sindone

La Sindone è un lenzuolo di lino a spina di pesce. Misura cm 437 in lunghezza e cm 111 in larghezza, compresa una striscia cucita longitudinalmente larga circa cm 8.

Sul tessuto è impressa un'immagine, l'impronta frontale e dorsale di un uomo crocifisso.

L'impronta presenta la singolare caratteristica di comportarsi come un negativo fotografico.

Cenni storici


A tutt’oggi le prime testimonianze documentarie sicure e irrefutabili relative alla Sindone di Torino datano alla metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny, valoroso cavaliere e uomo di profonda fede, celebrato generale francese, depose il Lenzuolo nella chiesa da lui fondata nel 1353 nel suo feudo di Lirey nello Champagne.

Nel corso della prima metà del ‘400, a causa dell’acuirsi della Guerra dei cento anni, Marguerite de Charny ritirò la Sindone dalla chiesa di Lirey (1418) e la condusse con sé nel suo peregrinare attraverso l’Europa.

Finalmente trovò accoglienza presso la corte dei duchi di Savoia, alla quale erano stati legati sia suo padre che il suo secondo marito, Umbert de La Roche. Fu quindi nel 1453 che avvenne il trasferimento della Sindone ai Savoia, nell’ambito di una serie di atti giuridici intercorsi tra il duca Ludovico e Marguerite.

A partire dal 1471, Amedeo IX il Beato, figlio di Ludovico, incominciò ad abbellire ed ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, in previsione di una futura sistemazione della Sindone

Dopo una iniziale collocazione nella chiesa dei francescani, la Sindone venne definitivamente riposta nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire. In questo contesto i Savoia richiesero ed ottennero nel 1502 dal Papa il A riconoscimento di una festa liturgica particolare per la quale fu scelto il 4 maggio. II 4 dicembre 1532, un incendio devastò la Sainte-Chapelle e causò al Lenzuolo notevoli danni che saranno riparati nel 1534 dalle Clarisse della città.

Emanuele Filiberto trasferì definitivamente la Sindone a Torino il 14 settembre 1578. Il Lenzuolo giunse in città il 14 settembre 1578 tra le salve dei cannoni, in un'atmosfera di grande solennità.

La Sindone restò, da quel momento, definitivamente a Torino dove, nei secoli seguenti, fu oggetto di numerose ostensioni pubbliche o private. La religiosità di tutta la regione fu ovviamente molto influenzata da questa presenza così importante.

Ne sono testimonianza viva le numerose presenze iconografiche sul territorio piemontese. Anche le grandi e solenni ostensioni, molto frequenti nei due secoli barocchi, ne sottolinearono l’aspetto devozionale pubblico

La Sindone è un lenzuolo di lino sul quale è impressa la figura del cadavere di un uomo torturato e crocifisso.

Da secoli, ed ancora oggi si pone la domanda: cos'è questo misterioso lenzuolo, da molti considerato una Reliquia, anzi la più significativa delle Reliquie, da altri un oggetto il cui innegabile rimando alla Passione di Cristo ne fa una realtà unica dal punto di vista religioso, ma anche capace di suscitare l'interesse degli studiosi di tante discipline, da altri ancora bollato come un falso più o meno antico ma comunque non meritevole di alcun interesse?

Al di là delle posizioni estreme, è certo che la Sindone, sin dal suo apparire ha suscitato grandi emozioni per la straordinaria figura che racchiude, e la maggior parte degli studi compiuti in questo secolo, pur non avendone chiarito le modalità di formazione, tendono ad escludere una origine manuale.

Sino alla fine dell'Ottocento la ricerca sulla Sindone aveva praticato soprattutto i percorsi storici ed in parte teologici, ma tutto sommato il problema dell'autenticità rimaneva limitato a disquisizioni tra dotti, che difficilmente arrivavano ad interessare il vasto pubblico.

In effetti l'aspetto devozionale, particolarmente diffuso in Piemonte, era quello che avvicinava la gente alla Sindone. Solo dopo la fotografia del 1898 si sentì la necessità di un approccio rigidamente critico alla Sindone.

Infatti la straordinaria caratteristica dell'impronta sulla Sindone, che sulla lastra impressionata da Secondo Pia dimostrò di comportarsi in modo simile ad un negativo fotografico, sollevò molti dubbi sull'ipotesi di un falso medievale, sostenuto da alcuni storici, e nello stesso tempo attrasse gli scienziati per capire quale potesse essere l'origine di un così particolare fenomeno.

Lo spazio di questa scheda non permettere di ripercorrere completamente l'affascinante percorso di ricerca, per il quale si rimanda al sito www.sindone.it, tuttavia è possibile sottolineare quelli che sono i punti più importanti.
E' ormai definitivamente accertato che l'immagine sul Lenzuolo non può essere un dipinto, ed al momento è largamente condivisa la conclusione che si tratti di una impronta lasciata da un corpo umano.

E dalle caratteristiche di queste impronte si deduce che quell'uomo era morto, come testimoniato sia dalla innaturale posizione del corpo spiegabile con la rigidità cadaverica, sia dalla forma e natura delle lesioni presenti su quel corpo, che sono - in particolare quella al costato - incompatibili con la vita.

La morte dell'Uomo della Sindone è avvenuta certamente in seguito ad una serie di torture ed al supplizio della croce, come dimostrano con evidenza le ferite lasciate dai chiodi nei polsi e nei piedi.

L'insieme di questi segni rimanda in modo assai preciso alle modalità descritte nei Vangeli per l'esecuzione di Gesù Cristo.

A livello delle impronte che appaiono essere state lasciate da coaguli di sangue, si è effettivamente potuta dimostrare la presenza di sangue umano del gruppo AB.

La presenza del sangue è stata dimostrata dalle ricerche parallele ma indipendenti di Baima Bollone in Italia e di Adler negli USA, mentre è a Baima Bollone che si devono le indagini sulla sua tipizzazione.

Sulla Sindone sono inoltre state scoperte tracce di aloe e mirra, e sono stati individuati da Max Frei di Zurigo dei granuli di polline che sono compatibili con una provenienza medio-orientale della Sindone. Tali conclusioni sono stae confermate negli anni '90 dai ricercatori israeliani Danin e Baruk. Nel 1977 gli statunitensi Jackson e Jumper dimostravano che l'immagine sulla Sindone contiene una informazione tridimensionale, evidenziabile con l'uso del computer.

Tamburellli e Balossino a Torino con tecniche più sofisticate hanno perfezionato le elaborazioni tridimensionali, ricavando tra l'altro con studi successivi l'immagine del volto ripulita dalle ferite e riuscendo ad evidenziare particolari che potrebbero ricondurre alla presenza di monete dell'epoca di Cristo sugli occhi.

Grande incertezza regna ancora tutt'oggi sulle modalità della formazione dell'impronta.

Se infatti le immagini delle ferite sono certamente dovute, come si è detto, al decalco di coaguli di sangue sul tessuto, l'impronta del corpo ha una genesi del tutto diversa. Si tratta infatti di una ossidazione delle fibrille superficiali dei fili di lino, ma sull'origine di tale fenomeno non si è ancora data una spiegazione del tutto accettabile.

Il problema non è di poco conto, se si pensa che è legato strettamente con la questione della conservazione della Sindone. Mentre infatti esistono tecnologie sperimentate per la conservazione di tessuti anche più antichi della Sindone, molto difficile è studiare un sistema ottimale di conservazione di una immagine la cui origine ci è ignota.

Il nuovo sistema di conservazione del Lenzuolo, già posto in essere per l'Ostensione del 1998, tiene conto di tutti i risultati sperimentali sinora ottenuti, cercando di ipotizzare tutti i possibili agenti negativi in modo da escludere possibili danni.

Pertanto la Sindone è stata collocata dentro una teca ad avanzata tecnologia, in atmosfera di gas inerte, a temperatura ed umidità costante, completamente distesa in modo da evitare le pieghe e i danni derivanti dalla precedente conservazione arrotolata su di un cilindro di legno.

Nel 2002 il programma di conservazione è stato concluso con i lavori di rimozione delle toppe poste dalle Clarisse di Chambéry nel 1534 e la sostituzione del tessuto d'Olanda che foderava il Lenzuolo.

La ricerca compiuta sulla Sindone che più ha destato scalpore in questi ultimi anni è stata, nel 1988, la datazione radiocarbonica, che, come noto, farebbe risalire il tessuto della Sindone ad una data compresa tra il 1260 ed il 1390.

Questo risultato ha creato un certo sconcerto tra gli studiosi, non tanto perché mette in dubbio la compatibilità della Sindone di Torino con la tradizione che la vuole essere il lenzuolo funerario di Cristo, quanto perché, da un punto di vista scientifico e logico, pone dei seri problemi di contrasto con quanto la ricerca ha sino ad oggi assodato sulla Sindone.

D'altra parte sono state da tempo sollevate delle obiezioni di carattere scientifico circa l'effettivo valore da attribuire ai risultati dell'esame con il C14, sia dal punto di vista generale, sia soprattutto nel caso particolare. Il possibile "ringiovanimento" radiocarbonico del tessuto sindonico potrebbe anche avere delle spiegazioni dovute alle sue vicissitudini ed ad un possibile inquinamento di natura biologica.

La ricerca quindi rimane aperta, ed oggi non vi sono elementi definitivi né per giungere all'epoca di Cristo, né tantomeno per considerare chiusa la questione con la datazione medievale.

E' certo comunque che da un punto di vista logico e probabilistico una collocazione medievale della sua origine pone più problemi di quanti ne presenti una provenienza più antica.

La Sacra Sindone per i templari

Chi non conosce la Sacra Sindone, il sudario che, dice la tradizione, avvolse il corpo di Gesù deposto dalla croce?

Seguire le tracce della Sacra Sindone è un’avventura in cui si confondono i sapori del giallo internazionale, del percorso mistico e dell’epopea cavalleresca; dove non è facile distinguere il vero dal falso, il probabile dal verosimile.

La Sacra Sindone consiste in un semplice telo di lino , lungo circa 4,36 m e largo 1,10 m, di colore giallo ocra, sul quale sono visibili impronte che riproducono l'immagine frontale e dorsale di un uomo crocifisso.

È nel 944 dopo Cristo che, a Costantinopoli, la Sacra Sindone fa la sua apparizione. Nei documenti è definita come un’immagine "acheropita", cioè "non fatta con le mani".

La reliquia era però già nota e da secoli faceva la gloria di Edessa, l'attuale Urfa, in Turchia.

Qui il telo, venerato come "Mandylion", era tenuto ripiegato ed incorniciato in un reliquiario, a mostrare solo il volto, come un ritratto. Il trasferimento del Mandylion a Costantinopoli è
ricordato da due "sinassari", libri liturgici della chiesa bizantina.

Secondo vari interpreti, però, questo non fu che un "ritorno".
La Sacra Sindone sarebbe stata nota a Costantinopoli fin dall'VIII secolo. La reliquia dovette lasciare la città all'avvento dell'iconoclasmo, un'eresia che bollava come sacrilegio qualsiasi raffigurazione realistica di Gesù e dei santi, e che sconvolse l'impero bizantino per più di due secoli.
Comunque sia andata, il sacro lino è sicuramente nella capitale imperiale quando Baldovino di Fiandra e Bonifacio del Monferrato, con la complicità di Venezia, dirottano verso le mura millenarie di Costantinopoli la Quarta Crociata, diretta in teoria alla liberazione del Santo Sepolcro.
Nel 1204 la metropoli bizantina viene espugnata e saccheggiata dall'esercito latino. Una armata crociata si è volta ad espugnare una la sede dell'impero bizantino, baluardo orientale del Cristianesimo, invece di combattere l'infedele. La cristianità grida allo scandalo, ma nel frattempo un enorme bottino, di cui fanno parte innumerevoli reliquie cristiane, prende la via dell'Europa.
Varie fonti medievali menzionano tra queste reliquie, un lino con impressa l'immagine di un uomo martirizzato. Questo indumento funerario è ritenuto, tradizionalmente, il sudario di Gesù Cristo; e come tale è da allora venerato. Nel caos immediatamente seguito al sacco della città, però, del Sacro Lino si perdono misteriosamente le tracce. Notizie certe ricompaiono solo nelle fonti successive al 1350, quando la reliquia, appartenente ora alla famiglia Charny, viene esposta al culto nella cittadina di Lirey in Francia.

Quale via può aver seguito la preziosa reliquia per giungere in Europa? L'unica traccia documentale esplicita delle vicende della Sacra Sindone, dopo la presa di Costantinopoli, è una supplica inviata a Papa Innocenzo III da Teodoro Angelo Comneno, nipote di Isacco II Angelo Comneno, imperatore di Costantinopoli all’epoca del saccheggio del 1204.

Nel testo, che ci è giunto nella trascrizione di un cartulario (cioè una raccolta di copie di documenti), è espresso lo sdegno per il saccheggio delle reliquie ed è richiesto esplicitamente l'intervento del pontefice per promuovere il recupero della Sacra Sindone.Secondo il documento la Sacra Sindone si sarebbe trovata in quel momento ad Atene.

La notizia che nel primo decennio del secolo XIII la Sacra Sindone fosse conservata ad Atene troverebbe ulteriore conferma in una dichiarazione del 1207 di Nicola d'Otranto, abate di Casola. Di certo c’è solo che dopo il 1207, e fino alla metà del secolo successivo, quando ricompare dal nulla in Francia, i documenti attualmente conosciuti non danno più alcuna notizia della Sacra Sindone: tale silenzio potrebbe derivare dalle severe sanzioni pontificie che colpivano il traffico delle reliquie sottratte a Costantinopoli.

Ian Wilson, noto e autorevole storico inglese della Sacra Sindone, adombra l'ipotesi che il Santo Sudario sia stato trasportato dall'oriente in Europa dai cavalieri dell'Ordine Templare. Nel 1954 viene trovato nel villaggio inglese di Templecombe, in una ex Commanderia templare, un pannello di legno che reca dipinto un volto simile a quello raffigurato sul Sacro Lino. Molta iconografia collegata ai templari può essere messa in rapporto con la Sacra Sindone.

Il leggendario e potentissimo Ordine di monaci-guerrieri era all'apice del suo potere politico ed economico quando Filippo IV il Bello re di Francia, il 13 ottobre del 1307, fece arrestare tutti i membri e ne decretò lo scioglimento. Accusati di idolatria e atti contro natura, i templari verranno processati, condannati e spogliati di tutti i beni.

Dagli atti processuali risulta che i Cavalieri Templari adorassero effettivamente una testa barbuta conosciuta come Baphomet (Bafometto), un reliquiario a forma di testa o forse una scultura, descritta dai monaci, interrogati sotto tortura, nelle forme più disparate.

Tutte, comunque, potrebbero richiamare ed essere associate alla Sacra Sindone. L’adorazione di una "testa" fu uno dei principali capi d'accusa del processo, ma il fatto che questa testa fosse quella del demonio o comunque di un idolo, è un altro discorso.

Non si sarebbe potuto trattare di una reliquia, tenuta segreta perché la più preziosa di tutte le reliquie? Quella del passaggio in Europa tramite i Cavalieri Templari non è però altro che una ipotesi, e sono parecchi gli studiosi che si oppongono a questa teoria.

La figura di Goffredo de Charny, signore di Lirey, in Champagne, sembra uscire direttamente da un racconto cavalleresco. È tra le mani di questo eroico cavaliere che la Sacra Sindone fa ufficialmente la sua apparizione in Francia. Dopo una vita di avventure improntate ai più alti ideali della cavalleria medievale (ed intorno alle quali il nostro scriverà un libro di buon successo, sorta di manuale del perfetto Chevalier), nel 1355 viene incaricato dal re di portare il suo stendardo di battaglia.

È un grande riconoscimento, e il cavaliere non lo disonora: l'anno successivo muore eroicamente nella battaglia di Poitiers, nella strenua difesa dell'Orifiamma, la lingua di tessuto rosso fiammante simbolo del potere supremo e dell'onore di Francia. Come sia giunta, la Sacra Sindone, all'eroico vessillifero di Francia, rimane un mistero. Vediamo le ipotesi che sono state fatte in proposito.

La Sacra Sindone potrebbe essere stato un bene di famiglia pervenuto a Goffredo tramite matrimonio o amicizia. Stretti legami collegano Goffredo ai discendenti di Otto de la Roche, feudatario francese e primo duca di Atene, ai tempi in cui proprio ad Atene della Sacra Sindone abbiamo avuto l’ultima segnalazione.
La Sacra Sindone avrebbe potuto fare parte dei tesori di famiglia; Goffredo di Charny sposò una diretta discendente di Otto, che avrebbe potuto portargli la reliquia in dote,e fu grande amico di Gautier IV de Brienne, conestabile di Francia e fedele compagno d’armi, anche lui caduto a Poitiers. Se anche non fosse stata materialmente in loro possesso, Gautier IV de Brienne o la stessa consorte potrebbero aver rivelato all'indomito cavaliere il nascondiglio della Sacra Sindone in Oriente: questo spiegherebbe il rapido viaggio di Goffredo oltremare, fino a Smirne nel 1345, ufficialmente compiuto al seguito del Delfino. Ecco il possibile anello mancante della catena che, da Atene, porta il sudario direttamente nelle mani di un cavaliere francese del Trecento.

La "pista templare" sostiene che la Sacra Sindone fosse stata affidata a Goffredo durante un periodo di prigionia in Inghilterra, nel castello di Goodrich. Qui essa sarebbe stata portata da quei Cavalieri Templari che scamparono ai roghi e alle carceri di Francia. In contrasto con i fitti misteri dei secoli precedenti, la storia "europea" del Sacro Tessuto, dopo la riapparizione in mano ai de Charny, è sufficientemente documentata: nel 1453 la reliquia viene ceduta da Margherita, ultima erede degli Charny, al duca Ludovico di Savoia.
Le travagliate vicende del ducato dei Savoia porteranno in seguito la Sacra Sindone, a più riprese, da Chambéry, in Piemonte, in altre città della Francia e dell'Alta Italia, fino alla traslazione definitiva nella città di Torino nel 1578.

La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, è stata assegnata, in un lascito testamentario del capo della Casata ed ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia, al
Sommo Pontefice. Il re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la Sacra Sindone è divenuta, dunque, di proprietà pontificia. Nel suo ultimo lavoro "The Divine Deception (L'Inganno Divino)", il Dr Keith LaidIer fa nuove affermazioni sulla Sacra Sindone di Torino. Egli sostiene che l'immagine sul lino sia quella della testa imbalsamata di Gesù, sistemata al di sopra di un corpo appartenente ad un uomo crocifisso in Siria dai Turchi mamelucchi nel XIII secolo. La Sacra Sindone di Torino è un panno di lino su cui è impressa l'immagine di un corpo umano che si crede sia quello di Gesù dopo la crocifissione.

Ora, usando la moderna tecnologia, combinata ad approfondite ricerche in documenti storici, il Dr Laidler è giunto a questa rimarchevole ipotesi. La sua estensiva ricerca, presentata nel precedente saggio "The Head of God" lo aveva convinto che la testa di Gesù fosse stata portata dal Medio Oriente in Europa attraverso l'ordine dei monaci guerrieri conosciuti come Cavalieri Templari.

I Cavalieri Templari conservarono la testa come una reliquia chiamata il Bafometto e crearono la Sacra Sindone di Torino come testimonianza fotografica del loro prezioso segreto. Il Dr LaidIer chiama la Sacra Sindone "una fabbricazione del 14° secolo che presenta una reale immagine del viso del Cristo. Poiché un qualsiasi artista avrebbe potuto dare la propria interpretazione del volto, l'Ordine dei Templari decise di creare ciò che oggi è conosciuto come la Sindone. Quest'ordine era formato scienziati e alchimisti che usando le conoscenze tratte dalla scienza araba, riuscirono ad ideare un processo in grado di produrre ciò di cui avevano bisogno per immortalare la sacra reliquia.

LaidIer crede che la Sacra Sindone venne realizzata appendendo il lino, dopo averlo pretrattato con sali, all'interno di una stanza buia e lasciando solo un piccolo foro per farvi passare la luce. Una gemma di quarzo fu piazzata nel foro in modo che fungesse da lente. Successivamente il telo venne esposto alla luce del sole per paio di giorni. L'immagine che ne scaturì era ancora troppo 'debole' così la fissarono immergendo il panno in una soluzione di ammoniaca o urina.

"Ci fu un grande culto delle reliquie cosicché i Templari avrebbero potuto mostrare la testa come reliquia di Giovanni Battista e farsi pagare oboli per osservare la Sindone. Invece preferirono mantenerla segreta insieme alla testa. Si ricordi che a quel tempo la chiesa proibiva l'adorazione di qualsiasi parte del corpo Gesù e difatti la Sindone non fu vista che solo 50 anni dopo la sua creazione" (apparve in Francia per la prima volta nell’anno 1350).

Le ricerche di Laidler dimostrerebbero che la testa della Sacra Sindone è in una posizione irregolare rispetto al corpo e le analisi al computer proverebbero che è staccata dal tronco oltre ad essere più piccola del normale. Laidler ha anche detto: "Chi crede che Gesù ascese in cielo con il corpo rifiuterà cosa dico ma la Cristianità che crede ad una resurrezione spirituale l'accetterà senza troppi traumi. Sono certo che la testa di Cristo sia stata sepolta sotto il pilastro dell'Apprendista. Le prove sono schiaccianti. E' frustrante che la Rosslyn Chapel non consenta un pieno scavo.

I Templari sono ancora in Scozia ed uno di loro mi ha contattato circa un passaggio segreto che dalla Rosslyn Chapel porta sino al vicino Castello, così che potrebbe essere plausibile che la testa sia stata da tempo rimossa ". Le ricerche di Laidler sono certamente controverse e sino a che non sarà fornita una prova inoppugnabile di quanto egli afferma circa la testa di Gesù, vanno considerate esclusivamente come parti di una teoria inedita. Ricordiamo che il Patrono dei Templari, era Giovanni Battista a cui fu tagliata la testa. Non è da escludersi che in realtà l'adorazione dei Templari per la testa del Bafometto fosse legata alla figura del Battista e non a quella del Cristo.

Un’altra ipotesi è che la testa adorata dai Templari fosse quella della stessa Sacra Sindone ripiegata in modo da far apparire solo il volto.
Articolo tratto da "Hera" - A. Forgione Editore