Per un bicchiere di limonata

Era una giornata molto ventosa quel pomeriggio. Ero all’inizio del mio ritiro mensile, nella prima settimana degli esercizi ignaziani. Sicuramente la più difficile per il fatto che nei primi giorni si entra nel silenzio assoluto personale e comunitario. Si imposta il proprio ritmo di preghiera per trovare la concentrazione, la disponibilità a lasciarsi penetrare dallo Spirito e dalla Parola. Il tema della prima settimana è abitualmente “il mio posto nella Creazione e il peccato personale e del mondo”. L’unica persona con la quale si dialoga è la propria guida spirituale. Quando ci incontravamo la mattina, mi lasciava condividere ciò che la Parola e lo Spirito mi avevano ispirato. E’ un’accompagnatore che ti aiuta a cogliere le dinamiche della preghiera, dei momenti intensi e dei momenti aridi che prima o poi si incontrano. D’altronde è proprio lo Spirito Santo il Maestro e guida di questo tempo!!

Quella mattina meditavo sul passo del vangelo di Matteo (6,25-34): “….Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete,….la vita non vale più del cibo e del corpo? …Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” In tarda mattinata mi arrivò un messaggio che avrei dovuto andare dalle Benedettine sul Monte degli Ulivi perché mi aspettavano nel pomeriggio. Mi ricordai che avevo dato la mia croce che di solito porto a Suor Marie Paul, una gentile benedettina che mi aveva accolto un sabato pomeriggio della settimana precedente nel loro monastero.

C’ero andato perché cercavo qualcuno che potesse ritoccare i colori ormai sbiaditi della mia croce che porto sul mio petto e che mi accompagna ormai da 17 anni. E’ un grande ricordo e ha un valore spirituale per me molto forte. È la croce che abbiamo modellato in noviziato proprio noi novizi comboniani per la nostra professione religiosa tanti anni fa. Eravamo in 11 e queste croci sono copie uniche. Non so se i miei compagni di cammino la portano ancora ma per me ha un grande senso perché mi ha legato alla missione sin da quel momento. Un passo determinante per la mia vita. La croce ha un taglio particolare ed porta Gesù su entrambi i lati. Su di una c’è il crocifisso colorato in nero che ci ricorda la morte e la sofferenza. Sull’altro lato Gesù risorto che il suo camice bianco spalanca al mondo le braccia in segno di accoglienza e gioia.

Avevo cercato di trovare qualcuno in città ma non ci ero riuscito.Alcuni chiedevano molti soldi e altri che non ne erano capaci. Poi un giorno passando in un negozietto piccolissimo sulla via Dolorosa, tenuto dalle Piccole Sorelle di Charles de Faucauld, trovai delle bellissime icone. Tantissimi colori e disegni. Un bugigattolo di negozio che quasi non riuscivi a girarti. Ma la sorella anziana era sorridente e gentile. Mi incantai a contemplare le varie icone e così mi venne in mente di chiedere se fossero state capaci di ricolorare la mia croce. Anche lei mi rispose che purtroppo non ne era capace. Mentre stavo per andar via, mi richiamò e mi suggerì di andare sul Monte degli Ulivi, dalle Benedettine e di cercare di una certa suor Marie Paul.

Già dal nome mi era simpatica. Pensavo a quella strana combinazione di nomi. Maria, madre di Gesù e di tutti noi, e Paolo, l’apostolo delle genti. Pensai che con quel nome aveva ricevuto proprio una grande missione di responsabilità. Mentre salivo ansimando le irti pendici del Monte degli Ulivi mi chiedevo chi fosse. Nel frattempo ammiravo il panorama della città vecchia con la spianata verdeggiante della moschea dell’Acsa e della cupola dorata di Omar, i tanti campanili, il Santo Sepolcro, alcune porte di accesso, le mura della città e sullo sfondo la città nuova. Mi piace camminare su questa salita molto ripida che sale velocemente e che senti davvero nelle gambe. Ma mentre Sali ti dona una grande visione di colori, di suoni e di cielo immensi e unici.

Arrivo proprio sulla cima del monte. Appena sotto il giardino del loro convento c’è uno dei più stupendi luoghi di questo grande giardino verde che è il Monte degli Ulivi: il Dominus Flevit. Qui Gesù pianse amaramente sulla città di Gerusalemme (Lc 19, 41-43).

Suono al vecchio campanello. Uno scatto meccanico mi apre la porta. Entro e mi trovo davanti una sorella molto anziana e che non capisce la lingua in cui parlo. Non ci intendiamo molto ma comprende un nome. Così manda a chiamare suor Marie Paul.

Marie Paul è una sorella anziana ma ancora giovanile. Sull’abito benedettino indossa un grembiule grigio “da lavoro”. Forse ciò che la caratterizza di più è il suo grande sorriso. E’ francesce e da tanti anni vive qui a Gerusalemme. Mi accoglie fraternamente e subito mi fa sentire a casa. Mi chiede di entrare nella piccola stanza dove tiene le icone che lei stessa dipinge. Stupende….! Di varia natura e colore ma piene di vita. Mi sembra di intuire allora la missione che ha ricevuto con il suo nome. Mi spiega che fa questo come suo lavoro e ministero. Ora et Labora, motto benedettino. Si vede che c’è tanta preghiera, cura, passione e amore. Credo che i nomi che ha ricevuto rispecchiano pienamente e vivamente dai suoi dipinti e dalle icone. D’altronde il nome non è acqua….

Ci intendiamo un po’ in francesce, in italiano e un po’ a gesti. Lei parla francese. Gli spiego cosa desidero e lei mi sorride subito. Mi dice che questo è poca cosa per lei. Ma che lo farà con piacere. Mi sorprende. Era da mesi che cercavo una persona che potesse fare questo piccolo lavoro ma significativo per me. Non trovavo nessuno. Sono contento di questo incontro e così gli lascio la mia croce. Mi dice che mi chiamerà quando il lavoro sarà completo.

E così è stato! Proprio nei primi giorni del ritiro in quel giorno ventoso. Nel pomeriggio mi incammino di nuovo sulle pendici del Monte degli Ulivi in direzione del monastero. Parto dalla Via Dolorosa dove vivo in questi giorni. Dovunque passi nella zona vecchia della città, incappi sempre in posti significativi per i Vangeli e per l’Antico Testamento. Esco dalla porta dei Leoni o di S.Stefano (il primo martire cristiano) e poi giù verso la valle del Cedron. Lì subito in fondo alla discesa la chiesa tenuta dai Greco Ortodossi dedicata proprio al diacono martire Stefano. Sulla sinistra troviamo la chiesa e tomba di Maria Vergine secondo la tradizione greco-ortodossa che tengono pure questo edificio. A fianco la Grotta dove Gesù e i discepoli spesso andavano a dormire e si ritrovavano quando venivano a Gerusalemme. Questi sono luoghi importanti per i discepoli e per Gesù. Qui si consumarono atti fondamentali per la nostra fede. Il giardino del Getsemani che parla da sé con i suoi antichi ulivi e fuori della città antica. L’ agonia e arresto di Gesù, la fuga dei discepoli. Non lontano da qui troviamo Betania e Betfage, dove il gruppo con in testa il Maestro ogni tanto andava a trovare gli amici Lazzaro, Maria e Marta. E così ricomincio la salita. La grande Chiesa delle Nazioni che contiene la roccia dove Gesù visse l’agonia e meta di migliaia di pellegrini. Salgo un po’ di più e trovo il monastero russo di s. Maria Maddalena tenuto dalle monache russe. Sopra di esso il Dominus Flevit con la sua stupenda vista dall’alto su tutta la città vecchia e oltre.

Arrivo al convento delle suore Benedettine e suono. Mi aprono il cancelletto ed entro. Chiedo di suor Marie Paul e subito la chiamano. Lei si presenta con sorpresa con in mano un vassoio. Una caraffa di limonata e un bicchiere. Un saluto molto amichevole e caloroso. Cominciamo a parlare del più e del meno. Mi viene un pensiero. Davvero la fede ti apre porte men che te lo aspetti. E questo mi succede in tante parti del mondo. Senza nemmeno dire che sono un missionario, un prete. L’essere cristiani è uno stile e un’appartenenza particolari. Non d’elite s’intende ma di cuore e di intenti. Bastano poche parole, sguardi e atteggiamenti e si entra in sintonia. Certo dipende dove ma devo dire che ho girato abbastanza il mondo per testimoniarlo.

Mi aveva sorpreso che Marie Paul fosse venuta con un vassoio e dell’acqua. Ma poi comprendo che è un gesto cristiano di accoglienza che lei offre ad ogni ospite. Anche Abramo accolse senza saperlo tre viandanti che poi si rivelarono messaggeri di Dio, rivelandogli che Sara gli avrebbe dato un figlio. Non voglio certo mettermi in paragone. Ma mi colpisce la generosità e il sorriso sereno che Marie Paul ha sulle sue labbra e nel suo volto ancora giovanile. Una vita vissuta ma donata. Mi mostra la mia croce e mi chiede con titubanza se sono contento. Incredibile….è stupenda!! Gli faccio i miei complimenti e vedo che questi “piccoli” ritocchi sono da vera artista. Mi piace l’arte e contemplarla anche quando è bella. D’altronde “la bellezza salverà il mondo”!! Di artisti ne ho conosciuti e di bravi anche. Ma mi colpisce sempre chi disegna con il cuore, con tutto se stesso. E qui si vede che c’è anche la preghiera e la fede……

La ringrazio di nuovo e le chiedo quanto le devo per il lavoro. Niente mi risponde! Reagisco perché capisco che non è poca cosa….come dice. Un lavoro così minuto e preciso. Le sarà costato diverse ore come minimo. Ma mi “accontenta” dicendo: “Pregherai per qualche vocazione per il nostro convento!” Lei non sa che sto facendo il ritiro di un mese. Le spiego che sono un prete missionario e che sono a Gerusalemme da 8 mesi e che sto facendo un ritiro dai padri Bianchi. Si rallegra e si compiace molto. Cominciamo a parlare di missione. Mi invita a prendere un bicchiere di limonata e mi versa anche il secondo. Dissetante e necessaria. L’accoglienza e la generosità si sommano alla grande serenità che si respira nel dialogare con lei. Sento che lo Spirito è qui con noi. Sono lontano dalla casa missionaria del mio ritiro ma percepisco di esserci dentro fino in fondo in questa dinamica di Salvezza e di incontro con Dio. Mi ha fatto bene incontrare suor Marie Paul, la benedettina dal nome impegnativo. Dio mi parla in tanti modi usando ciò che a volte sembra “insignificante”. Ci salutiamo calorosamente e le prometto che ritornerò a trovarla alla fine del mio ritiro.

Ritorno in via Dolorosa presso la Chiesa di S.Anna.E’ qui che sto vivendo questo tempo di Grazia del ritiro. Rientro in chiesa. Ripenso all’incontro con suor Marie Paul e sorrido. Il mio cuore è pieno di riconoscenza. È proprio vero che non bisogna “preoccuparsi”! Lui ci porta sul palmo della Sua mano! Se solo avessimo più fiducia in Lui. Bisogna crederci…..

Continuo la mia meditazione personale. Apro la Bibbia e mi fermo “per caso” sulla frase del vangelo di Marco (10,41): “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa”. I misteri dello Spirito!

Padre Daniele Moschetti
Missionario comboniano